giovedì 23 novembre 2023

Intervista a Matteo Lorenzi sul romanzo ''KAERU''

1: com'è nata l'idea di Kaeru?

Ciao Alessia, come prima cosa ci tengo a ringraziarti per lo spazio che mi offri. Questo mio romanzo parte da una scintilla piuttosto folgorante: volevo sondare gli stati d'animo dell'uomo quando viene catapultato in una realtà totalmente inaspettata che sconquassa ogni sua “routinaria” certezza. Le prime pagine generano nel lettore un senso di disorientamento, che è esattamente quello che volevo ottenere, ma al tempo stesso invogliano a proseguire la storia per capire cosa succederà.


2: c'è qualcosa al quale ti sei ispirato?
Il riferimento alla pellicola cinematografica “The Truman Show” è evidente, e pure esplicito, anche se in realtà lo collocherei più vicino a una serie TV anni Ottanta intitolata "Ai confini della realtà" in cui si immaginavano situazioni surreali che mettessero in discussione le convinzioni dell’uomo. Per quanto riguarda i riferimenti letterari direi che “Cecità” di Saramago, “1984” di Orwell, “Fu Mattia Pascal” e “Uno, nessuno, centomila” di Pirandello sono altri capisaldi che mi hanno influenzato nella costruzione di questa storia particolare, che si presenta prismatica in ogni suo aspetto, ricca di sfaccettature e questo permette al lettore di darne una diversa lettura a seconda dell'angolazione con cui vi si approccia.


3: le idee di questi immensi colpi di scena come ti sono venute?
Sono partito dall'idea "forte" e spiazzante della situazione d'esordio: Marcello, che ha una vita solitaria, piatta e noiosa, senza amici, senza amore e priva di particolari guizzi, un giorno rincasa e trova tutto diverso. La sua abitazione è curata e pulita, arredata in modo totalmente diverso, e una donna bellissima – mai vista prima – lo accoglie, chiamandolo con un altro nome, come se non lo vedesse semplicemente da qualche ora, come se la sua identità fosse un'altra rispetto a quella di cui egli steso non aveva dubbi. Da qui si dipana una storia ricca, densa e intrecciata in cui i colpi di scena sono diretta conseguenza della costruzione che ho voluto dare.


4: quando hai scritto questo libro, avevi già tutta la storia in mente o l'hai elaborata strada facendo?

Come dicevo poco fa l'idea è partita dalla scena iniziale ma prima di mettermi a scrivere ho dovuto sedermi a tavolino per impostare una scaletta suddivisa per capitoli e strutturata in ogni minimo dettaglio. Ci tenevo che non ci fossero falle, che tutto l'intreccio – seppur complesso – alla fine potesse svilupparsi in maniera sorprendente. Strada facendo ho solo aggiunto qualche piccolo dettaglio, ma la spina dorsale portante era tutta predisposta!


5: che cosa ti ha portato a scegliere quel determinato finale?
Il finale è una sorta di monito: fa capire che l'uomo alla fine, seppur possa contare su esperienze che lo hanno colpito o su pregressi che comunque dovrebbero insegnare, cade sempre negli stessi errori, nelle medesime sabbie mobili.


6: c'è un messaggio che vorresti far trapelare da questa storia?
Il tema di base è una riflessione sulla condizione umana, senza fornire risposte – che comunque nessuno avrebbe – ma cercando di instillare dubbi e domande nel lettore. Alla fine ne emerge un quadro molto cinico che si pone come una grande metafora di vita: la tensione continua dell’uomo alla ricerca di una propria realizzazione che spesso – erroneamente – scavalca la dimensione in cui questo vive rimettendo in discussione i suoi credo. KAERU ha vari significati in lingua giapponese, per primo “rana” ma nasconde altre moltissime accezioni come ad esempio “ritorno alle origini” oppure “cambiamento”... e il romanzo gioca proprio su questa plurivalenza di significati. Il Giappone è semplicemente la proiezione di un qualcosa di distante sia a livello fisico che su un piano concettuale, di fatto non è un libro sul Giappone o che vede in primo piano la cultura orientale. Una dimensione di questo tipo mi serviva per richiamare un’entità che risultasse slegata e lontana dalla nostra quotidianità


7: hai delle abitudini particolari durante la scrittura?

No, non ho rituali o abitudini che si ripetono, scrivo quando ho lo stimolo o quanto ho voglia. Non mi pongo mai obiettivi temporali, l'importante è che il flusso di scrittura non sia forzato o autoimposto.


8: com'è nata questa tua passione e come l'hai coltivata nel corso del tempo?
Devi sapere che in realtà io ho sempre scritto e partorito idee, magari però in forme diverse. Infatti oltre al mio lavoro che comunque mi permette di catalizzare la mia vena creativa, occupandomi di grafica pubblicitaria e progettazione cartotecnica, fin dall’adolescenza ho scritto e composto canzoni e musica. Sono un cantautore solista e parallelamente anche cantante di una rock band di cui sono autore dei pezzi originali. In definitiva l'approccio alla scrittura in prosa è semplicemente un ampliamento del mio raggio d’azione, una necessità di trovare un canale nuovo con cui comunicare alcune tematiche a me care, sviscerandole con maggiore dettaglio e fornendo uno strumento di fruizione diverso dall’ormai troppo veloce e sfuggevole forma “canzone”, in cui invito il lettore ad immergersi totalmente nella storia.


9: quali sono le fonti di ispirazione di cui ti servi quando scrivi? Parti da esperienze reali, autobiografiche o dalla sua immaginazione?

Io parto sempre da esperienze o suggestioni personali, mi piace però poi traslare la mia realtà in situazioni diverse. Il mio primo romanzo "Siero Nero" parlava della storia della mia rock band e lì c'era dentro molto più di me, ma alla fine anche "Kaeru" traccia le linee principali del mio pensiero anche se volutamente le ho rese "metaforiche", per far sì che ogni lettore possa creare il suo pensiero: è come se mi ponessi come obiettivo di dare a chi mi legge le chiavi di alcune porte... sta a loro decidere, in base a come ritengono possa funzionare meglio, quale serratura aprire! Non sempre è detto che l'interpretazione che ne dà chi scrive sia univoca.


10:come spero di influenzare il tuo pubblico?

Io credo che una storia come quella di Kaeru sia davvero trasversale... il ritmo è veloce, i fatti si susseguono senza pausa, la lettura scorre e soprattutto c'è continua necessità id proseguire per capire cosa succederà! Spero che questo lavoro possa appassionare molte persone, io ci credo parecchio!



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